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Dal nome ‘One Belt, One Road’ (‘Obor’ o ‘Bri’) il progetto cinese della Via della Seta è destinata ridisegnare gli equilibri economici e geopolitici mondiali. Questa collegherà l’Asia all’Europa e all’Africa, ma soprattutto avrà la Cina al centro dei traffici internazionali più di quello che è già oggi.

Si tratta di una rete di collegamenti infrastrutturali – marittimi e terrestri – che si disloca su due direzioni principali: una terrestre, dalla parte occidentale della Cina all’Europa del Nord attraverso l’Asia Centrale e il Medio Oriente, l’altra marittima che passa per l’oceano indiano, tra le coste del Dragone ed il Mediterraneo.

Nel nostro Paese il 15 marzo 2019 si è tenuto un convegno presso la Camera dei Deputati con i rappresentanti di vertice e gli spedizionieri doganali per parlare dell’importante piano di investimento cinese in Italia al quale hanno partecipato anche gli spedizionieri doganali della UP trasporti e spedizioni internazionali s.r.l..

Nella prestigiosa cornice della Sala della Regina della Camera dei Deputati, infatti, si è tenuto un interessantissimo tavolo tecnico dal nome “L’Italia piattaforma naturale: infrastrutture e logistica per la competitività in Europa” al quale hanno partecipato i più alti vertici del settore logistico-infrastrutturale del nostro Paese. Per i vertici istituzionali era presente l’Onorevole Fabio Rampelli, Vice Presidente della Camera dei Deputati. La nostra categoria era invece rappresentata dall’Onorevole Cosimo Ventucci in qualità di moderatore, Massimo De Gregorio – Presidente Anasped ed Enrico Perticone – Vice Presidente del Consiglio Nazionale degli Spedizionieri Doganali, assieme a molti altri ospiti che si sono succeduti nei vari interventi. Riassumere una giornata così intensa e ricca di spunti in poco spazio è certamente operazione assai ardua ma quello che sicuramente è emerso e che non si può più attendere per vedere finalmente realizzate (o migliorate) quelle opere infrastrutturali per non portare il nostro Paese a trovarsi in una posizione sempre più arretrata rispetto al Nord Europa, pur essendo l’Italia inserita in un contesto geografico unico. E’ anche vero che per grandi infrastrutture ci vogliono grandi investimenti e in questo momento congiunturale l’Italia, non nascondiamocelo, è in palese sofferenza. Ecco che la competitività si deve così giocare anche su altri fattori; meno burocrazia, più digitalizzazione dei processi, più snellezza procedurale. Insomma un approccio alla logistica completamente diverso. Insomma, una giornata interlocutrice dove gli interventi sono stati all’insegna dell’equilibrio, più che altro finalizzata a raccogliere e proporre utili suggerimenti nonché per porre le basi per una politica prospettica non sempre volta al raggiungimento di obiettivi a breve termine.

Tornando al piano di investimento cinese è stato annunciato, nel 2013 dal presidente cinese Xi Jinping e spiegato dal primo ministro Li Keqiang nel corso di diversi viaggi in Europa e in Asia, che questo punta a coinvolgere 65 Paesi che raccolgono circa il 65% della popolazione mondiale e il 40% del Pil. La sua realizzazione avrebbe un costo di almeno 900 miliardi di dollari, una cifra enorme che neanche il colosso cinese può gestire da solo. Nel 2014 Pechino ha lanciato il Silk Road Fund (China Investment Corporation-Export and Import Bank-China Development Bank), un fondo da 40 miliardi volto ad attrarre investimenti esteri.

Altri 100 miliardi di dollari verrebbero dalla Banca Asiatica d’investimento per le infrastrutture (Aiib), una banca di sviluppo alla quale partecipano vari Paesi europei. Una rete che potrebbe ora facilmente allargarsi e rendere possibile uno dei più grandi investimenti infrastrutturali di sempre. Nel dettaglio, i collegamenti terrestri e ferroviari viaggerebbero su tre principali direttrici: la prima va dalla all’Europa attraversando Kazakhstan, Russia e Polonia verso il Mar Baltico. La seconda segue sostanzialmente la linea della Transiberiana, mentre l’ultima, più a sud, passerebbe per il Golfo Persico, toccando Islamabad, Teheran e Istanbul. Due, invece, le rotte marittime: la prima partirebbe dal porto cinese di Fuzhou e attraverso l’Oceano Indiano e il mar Rosso toccherebbe l’Africa e giungerebbe in Europa, coinvolgendo in Italia i porti di nordest; la seconda, sempre da Fuzhou punterebbe verso le isole del Pacifico. Il tutto aprirebbe poi la strada a gasdotti e oleodotti. L’intera mappa dei flussi economici mondiali potrebbe uscirne ridisegnata, seppure nell’arco di decenni.

Restiamo in attesa dell’evoluzione di questo gigantesco progetto.#viadellaseta#onebealtoneroad#cina#importexport#italiapiattaformanaturale#dogana#customs#internazionale

Di seguito il link dove potrete vedere il video del convegno “L’Italia piattaforma naturale: infrastrutture e logistica per la competitività in Europa”
https://www.radioradicale.it/scheda/568557